Normalmente per violenza relazione intendiamo quel tipo di violenza che si verifica all’interno delle relazioni, siano esse di coppia o tra genitore e figlio. Può essere:
Quasi sempre, nell’ambito della violenza, c’è un abusante ed una vittima: il primo cerca di esercitare un controllo sul secondo con una sorveglianza continua, causata da una gelosia patologica, senza ragione, prodotta dalla sua insicurezza e da schemi di pensiero disfunzionali. L’abusante è un prepotente e usa minacce, punizioni, sensi di colpa per ottenere ciò che vuole. Nel suo apparire forte cela una autostima molto fragile ipercompensata da rabbia ed aggressività; è un soggetto che sicuramente nella sua infanzia ha assistito a violenze familiari, magari avrà subito traumi o abusi non elaborati che si manifestano nella relazione. La rabbia e la violenza coinvolgono alcune aree cerebrali tra cui: l’amigdala che diventa iperattiva; la corteccia prefrontale che non controlla l’amigdala ed è ipoattiva; l’ippocampo insieme all’amigdala richiamano memorie emotive di traumi e conflitti mai elaborati; la VTA ed il circuito della dopamina che gratificano e quindi rinforzano la personalità tramite il comportamento violento. Dall’altro lato abbiamo la vittima che molto spesso pensa di essere responsabile del comportamento violento e crede di meritarlo per cui giustifica il partner ABUSANTE con “ha avuto una pessima giornata” o “non è sempre così, mi vuole bene”. E poiché, generalmente, viene allontanata da amici e familiari, resta, quasi sempre, sola perde qualunque punto di riferimento, non parla con nessuno illudendosi che l’abusante cambierà.
Il lavoro clinico: cosa fa lo psicologo o psicoterapeuta, ognuno per la propria competenza
Alla fine l’obiettivo che bisogna raggiungere nel lavoro clinico è quello di:
Per quanto riguarda il trauma un trattamento elettivo è l’ipnosi: con questa metodologia si interviene per:
Si può lavorare sia con la vittima che con il soggetto violento. Il lavoro con l’ipnosi ha effetti:
sulla vittima con tecniche diverse (Tecnica della “Stanza sicura”,”Timeline ipnotica”, Rinforzo dell’identità), allo scopo di:
sull’autore di violenza,(nei contesti clinici autorizzati), sempre se consapevole e motivato al percorso di cambiamento, mediante la modifica delle credenze disfunzionali: l’ipnosi influenza le reti neurali legate alla regolazione emotiva e all’impulsività., si possono esplorare i pensieri profondi dell’abusante su potere, gelosia, ruoli maschio-femmina e ristrutturare tale credenze.
Alcune tecniche ipnotiche aiutano a ridurre la rabbia, modificare gli schemi di pensiero e le reazioni automatiche. Inoltre l’ipnosi aiuta a rielaborare il vissuto personale in quanto il violento molto spesso presenta un passato in cui è stato vittima di traumi o relazioni familiari tossiche. Si aiuta la persona a “vedersi da fuori”, auto-osservazione, nei momenti di rabbia violenta, come fosse uno spettatore.
Ovviamente l’uso dell’ipnosi deve essere consensuale, trasparente, spiegato chiaramente al paziente e non è finalizzato a ottenere una confessione sui fatti accaduti, inoltre va sempre integrato con un intervento multidisciplinare (assistente sociale, centri antiviolenza ecc.).
Si interviene anche sulla coppia (ma non in situazione di grave violenza) per esplorare gli schemi comunicativi a livello subconscio e mediante metafore condivise per stimolare il cambiamento ed il dialogo in cui ognuno immagina il partner nella sua parte ferita e poi comincia a “vederlo” trasformato nella nuova versione più evoluta. L’ipnosi va integrata con altre terapie quali quella sistemico-relazionale.
Bibliografia italiana e straniera
Rossi, R e Loriedo, C “Manuale di ipnosi Clinica e Psicoterapia Ipnotica” Franco Angeli 2014 Erickson, M.H. “la mia voce ti accompagnerà”, Astrolabio 2001 Barret, D. “Hypnosis and Hypnotherapy”, Praeger, 2010 Brown, D. Scheflin, A et al. “Memory, Trauma Treatment, and the law”, Norton 1998