Il lutto è una ferita invisibile che lascia un segno profondo. La psicologia, a partire dal concetto freudiano di thanatos, invita a interrogarsi su come il dolore venga vissuto, narrato o rimosso, e su come la clinica possa trasformarlo in memoria condivisa, evitando che resti imprigionato nel silenzio.
La vita contemporanea ci espone a traumi che rivelano la fragilità e l’autodistruttività umana, rendendo essenziale un percorso di supporto al lutto, poiché il dolore di chi resta inevitabilmente si intreccia con quello degli altri, generando emozioni intense come rabbia, colpa e vuoto. La mancanza di rituali sociali complica l’elaborazione del lutto, mentre la morte improvvisa lo rende più profondo e persistente. Eventi collettivi traumatici, come catastrofi o conflitti, suscitano empatia e angoscia anche in chi non è direttamente coinvolto, ma possono provocare distacco, poiché il dolore degli altri appare distante dalla propria esperienza personale.
Nei casi in cui gli eventi traumatici collettivi coinvolgono emotivamente, essi non restano confinati alla dimensione pubblica o mediatica, ma si insinuano nelle trame della vita quotidiana, modellando valori, narrazioni e relazioni familiari. Sul piano sociale penetrano attraverso discorsi politici, rappresentazioni mediatiche e rituali pubblici, strumenti sia di elaborazione sia di rimozione. Sul piano individuale, invece, queste esperienze possono riattivare paure, insicurezze personali o memorie transgenerazionali: il dolore dell’“altro” si riflette nel nostro modo di percepire la fragilità della vita e di confrontarci con la perdita.
La psicologia clinica ha un ruolo fondamentale nel supportare sia il lutto individuale sia quello collettivo. Interventi terapeutici, gruppi di sostegno e spazi narrativi permettono di dare voce alle emozioni e integrare l’esperienza della perdita nella storia personale.
Nella mia esperienza clinica, ho supportato una famiglia che aveva perso un figlio a seguito di un incidente stradale. Ho osservato quanto esserci, più di qualsiasi risposta, possa offrire un sostegno profondo: l’ascolto attivo e non giudicante della loro sofferenza, rabbia e disperazione ha rappresentato un punto di incontro autentico. In punta di piedi, ho cercato di guardare oltre i loro sguardi, cogliere ciò che non veniva detto e ripercorrere insieme i momenti precedenti alla perdita, per restituire continuità a una storia interrotta bruscamente.
La difficoltà principale era accettare la realtà della perdita, come descritto da Worden nel primo compito del lutto. La rabbia e il senso di ingiustizia impedivano l’integrazione emotiva dell’evento, mantenendo il dolore sospeso. In questo contesto, il lavoro clinico non era orientato alla ricerca di risposte, ma alla costruzione di uno spazio sicuro dove il dolore potesse esprimersi e trovare significato.
In situazioni di lutto, la funzione del terapeuta è principalmente contenitiva: come “muro interno” (Bion, 1962), accoglie e trasforma le emozioni più caotiche, rendendole comprensibili e condivisibili. Questo incontro mi ha insegnato che la clinica del lutto richiede di tollerare l’impotenza; non sempre la parola cura: spesso è la presenza silenziosa a creare spazio per la guarigione.
Il lutto individuale si intreccia con quello collettivo: ogni perdita richiama la fragilità condivisa dell’essere umano. La clinica, così, diventa luogo di trasformazione del dolore in memoria viva, dove la sofferenza riconosciuta e narrata trova spazio nella continuità della vita. Raccontare la propria esperienza significa restituire voce a un dolore che, se taciuto, diventa un macigno: “non sono solo nel mio dolore” e “la tua ferita trova spazio anche in me”.
Elaborare il lutto non significa cancellare la perdita, ma custodirla dentro di sé e nella collettività, dando senso e continuità al vuoto che lascia. In questo movimento fragile e necessario, il dolore personale può divenire memoria collettiva e risorsa per la vita.
Bibliografia
Bion, W. R. (1962). Apprendere dall’esperienza. Roma: Armando Editore. Freud, S. (1920). Al di là del principio di piacere. Vienna: Internationaler Psychoanalytischer Verlag. Worden, J. W. (2009). Counseling del lutto e terapia del lutto: un manuale per il professionista della salute mentale. New York: Springer Publishing Company. Worden, J. W. (2009). Il trattamento del lutto. Consulenza psicologica e terapia. Milano: FrancoAngeli.
Lunedì 15 dicembre p.v., per l’intera giornata, le linee telefoniche non saranno funzionanti per programmata attività di manutenzione. Ci scusiamo per l’inconveniente.